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.: DA VEDERE
 Il Duomo di Modena è la prima chiesa della città e dell'Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Capolavoro dello stile romanico, la Cattedrale è stata edificata dall’architetto Lanfranco nel sito del sepolcro di San Geminiano, patrono di Modena, dove già due chiese a partire dal 400 erano state costruite e distrutte. Nella cripta del Duomo si trovano le spoglie del Santo entro la semplice urna del IV sec. ricoperta da una lastra di pietra e poggiante su colonne di spoglio. Il sarcofago, custodito entro una teca di cristallo, viene aperto ogni anno e il cadavere del Santo rivestito degli abiti vescovili con accanto il pastorale viene esposto alla devozione dei fedeli in occasione della festa del Santo stesso (31 gennaio). A fianco del Duomo sorge la torre campanaria detta Ghirlandina. Il Duomo di Modena, con la piazza Grande e la Ghirlandina è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
 Col nome di Ghirlandina è tradizionalmente conosciuta la torre campanaria del Duomo di Modena.
 Alta 86,12 metri, ben visibile al viaggiatore che arrivi in città da qualunque punto cardinale, la torre è il vero simbolo di Modena.
 L’originale Torre di San Geminiano, di pianta quadrata, innalzata su cinque piani entro il 1179, fu poi rialzata nei due secoli successivi (anche per motivi di rivalità con le torri bolognesi) con l’introduzione della caratteristica punta ottagonale, secondo un disegno di Arrigo da Campione, uno dei tanti ‘Maestri campionesi’ che tra Duecento e Quattrocento aggiornarono lo stile della cattedrale al nuovo gusto gotico. La punta è ornata da due ghirlande, vale a dire due ringhiere di marmo, da cui il nome.
 All’interno, la Sala della Secchia (con affreschi del Quattrocento), custodisce una copia della celebre Secchia rapita: testimonianza di quando la torre era sede dei forzieri e dei ‘trofei’ del comune modenese. Degni di nota anche i capitelli scolpiti della Stanza dei Torresani, al quinto piano. Assolutamente unico il panorama che si gode dalla lanterna, sulle tegole rosse dei tetti di Modena.
Palazzo ducale (Modena)
 Sede della Corte Estense tra Seicento e Ottocento, dall’unità d’Italia il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia Militare di Modena. L’edificio, uno dei più importanti palazzi principeschi del Seicento, è stato edificato a partire dal 1634 sul sito dell’antico castello estense, che nel medioevo era posto ai limiti della città: soltanto in seguito all’ampliamento della cinta muraria voluto dal duca Ercole il castello veniva a occupare una posizione simbolica, tra il centro medievale del comune e i nuovi quartieri rettilinei della capitale ducale. I lavori, dapprima affidati all’architetto Gaspare Vigarani, furono in seguito portati avanti da Bartolomeo Avanzini; ma pare che il progetto abbia subito le ripetute modifiche di Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini: in pratica tutti i grandi architetti del Seicento sembrerebbero aver partecipato alla realizzazione di un’opera che rivela tuttavia uno stile unitario, un barocco solenne ed elegante.
 La maestosa facciata, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all’elegante Cortile d’onore, sede delle cerimonie militari, e al suggestivo Scalone d’onore. Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini con l’incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell’Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il Salottino d’oro, il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino. Una curiosità: i pannelli erano smontabili, il che ha permesso ai modenesi di conservare il salottino, smontato e nascosto nei sotterranei, malgrado le occupazioni e i saccheggi.
 Il Palazzo è anche sede di un Museo Storico dell’Accademia, e di una preziosa Biblioteca (consultabile soltanto su domanda scritta al Comando dell’Accademia).
 Di fronte alla facciata del Palazzo, in Piazza Roma (già “Piazza Ducale” e poi “Reale”) è possibile osservare il Monumento a Ciro Menotti, eretto nel 1879 da Carlo Sighinolfi, in memoria del patriota che (forse in un primo momento appoggiato dallo stesso duca, che poi lo fece arrestare e giustiziare) organizzò un’insurrezione liberale a Modena e in provincia nel 1831. La statua tiene in mano la bandiera e sembra guardare le finestre del Palazzo in cui il duca Francesco IV firmò la sua condanna a morte.
 Il palazzo comunale di Modena, che chiude col suo porticato il lato orientale e settentrionale di Piazza Grande, è tuttora sede del Comune di Modena. All'interno è degno di nota il fregio della Sala del Fuoco, una serie di dipinti eseguiti da Niccolò dell'Abate nel 1546, raffiguranti gli episodi dell'assedio di Modena del 44 a.C.: un'occasione per raffigurare i personaggi della storia romana (Marco Antonio, Bruto, Augusto) in uno sfondo tipicamente ‘emiliano’ in cui appare anche qualche veduta della città.
Chiesa di San Vincenzo
 Eretta nel 1617 su una chiesa precedente di cui si hanno notizie già dal Duecento. Attribuita erroneamente al grande architetto modenese Guarino Guarini… il quale nacque però sette anni più tardi. In realtà l'esecuzione della chiesa fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo Castagnini, con cui il giovane Guarini forse collaborò. La chiesa, è impreziosita dagli affreschi di Sigismondo Caula (con architetture dipinte di Sebastiano Sansone), raffiguranti le vite di san Vincenzo e di Gaetano Thiene, fondatore dell'ordine dei Teatini a cui la chiesa era stata affidata (purtroppo la cupola, affrescata dallo stesso Caula e Tommaso Costa, è stata distrutta durante la guerra in un bombardamento). San Vincenzo è la sede dei monumenti funebri dei duchi estensi
Palazzo dei Musei
  Il Piazzale Sant’Agostino, posto a ridosso dell'omonima porta (abbattuta nel secolo scorso), è un esempio di architettura urbanistica del Settecento. Qui Drancesco III d'Este fece costruire due grandi edifici con finalità sociali: nel lato settentrionale l'Ospedale (che fino a poco tempo fa è stato sede di uno degli ospedali modenesi sostituito oggi da un moderno ospedale nella frazione di Baggiovara); di fronte l'imponente Albergo dei poveri, inaugurato nel 1771, che un secolo più tardi fu trasformato dal Comune di Modena nell'odierno Palazzo dei Musei. Il palazzo ospita infatti i più importanti musei della città: oltre al Museo d'arte medievale e moderna, al Museo Civico del Risorgimento, al Museo Lapidario Estense, alla Gipsoteca Graziosi e al Museo Archeologico Etnologico, è possibile visitare la Biblioteca estense e la Galleria estense, le due preziose raccolte che testimoniano la passione per le arti e la cultura della casa d'Este: entrambe furono trasportate da Ferrara alla fine del Cinquecento, quando Modena divenne la capitale del Ducato.
 La Biblioteca Estense oltre a volumi di ogni tipo per la consultazione e lo studio Ha una collezione di manoscritti, carte geografiche, spartiti musicali, xilografie, incisioni in rame e antichi libri a stampa tra le più grandi e importanti d'Italia, visibili in una mostra permanente all'interno della biblioteca. Tra tutti occorre ricordare i due volumi della Bibbia di Borso d'Este, le cui sgargianti miniature opera di Taddeo Crivelli ed altri sono considerate uno dei capolavori assoluti dell'arte del Quattrocento.
 La Galleria Estense è forse il maggiore tesoro portato dai duchi d'Este a Modena: tanto che alla grande collezione fece ricorso il duca Francesco III, che nel 1746 sanò il dissestato bilancio del ducato vendendo al re di Polonia i cento quadri stimati più importanti.
  Malgrado la perdita di queste opere (oggi per lo più a Dresda) essa rimane una delle più importanti collezioni pubbliche italiane, ospitando opere di Tintoretto, Paolo Veronese, Guido Reni, Jacopo Bassano, Correggio, Cosmé Tura,Tommaso da Modena, Lorenzo di Credi,Jacopo Palma il giovane, Dosso Dossi, il Guercino, i fratelli Carracci, i primitivi emiliani e il celebre Trittico di El Greco . Ma le opere più celebri sono i due ritratti del duca Francesco I d'Este: il busto in marmo del Bernini e la tela di Diego Velasquez. La galleria espone anche oggetti antichi etruschi e romani, ceramiche, esempi del medagliere estense, strumenti musicali fra cui la famosa Arpa Estense.
Chiesa di Santa Maria della Pomposa – Aedes Muratoriana
 È una delle chiese più antiche della città (se ne ha notizia dal 1153). Ma l'edificio conserva ben poco della sua struttura originale: nella facciata è possibile distinguere la traccia di una antica porta arcuata poi chiusa, mentre la torre massiccia al fianco dell'edificio (che forse nel medioevo faceva parte di un castello) è mozza a una certa altezza. Più che per la sua rilevanza monumentale, l'importanza della chiesa è dovuta al fatto di essere stata la sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio Muratori, il grande storico modenese, che ne fu "prevosto" (parroco) dal 1716 al 1750. Fu per sua stessa volontà che Muratori, in quegli anni già studioso e scrittore di fama, si fece assegnare "la cura delle anime" di quello che era uno dei quartieri più poveri e malmessi della città. La chiesa stessa, in pessime condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere il coro. All'interno si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento su San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani. La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori visse attendendo alle sue opere più celebri), costituisce oggi il complesso dell'Aedes Muratoriana ("Casa del Muratori"), sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano. Testimonianza di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini più illustri è il monumento a L. A. Muratori, che sorge poco lontano, sull'omonimo Largo che si affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che non volle ricevere compenso, il monumento ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso, ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.
Chiesa di San Giovanni Battista
 Posta all'angolo tra Via Emilia e l'odierna Piazza Matteotti, sorta sul luogo di una più antica chiesa dedicata a San Michele, fu ricostruita nel Cinquecento, ma rivela nei decori e nella struttura (la cupola, ellittica e non circolare) le profonde modifiche subite nel Settecento. Notevole l'organo costruito dal grande liutaio Agostino Traeri. Fino a pochi anni fa la chiesa conteneva il capolavoro dello scultore cinquecentesco modenese Guido Mazzoni, la Deposizione dalla croce (1476), un gruppo di statue in terracotta policrome che si può osservare, dopo l'ultimo restauro (che ha purtroppo eliminato il colore), nella chiesa di Sant’Agostino.Chiesa di San Francesco
 I frati francescani arrivarono a Modena molto presto: si ha notizia di un convento fuori le mura già nel 1221, quando San Francesco era ancora vivo. L'attuale chiesa fu costruita molto lentamente, a partire dal 1244, e due secoli dopo non era ancora terminata. Di sobrio stile gotico (che in parte è dovuto a ristrutturazioni ottocentesche), essa ospita uno dei capolavori del Begarelli, la Deposizione del Cristo dalla Croce: un gruppo di tredici statue ‘fotografate’ in un momento intensamente drammatico. Fronteggia la facciata della chiesa una piacevole fontana con statua di San Francesco, opera di Giuseppe Graziosi (1920).
 Il centro di Sassuolo conserva ancora alcuni interessanti testimonianze del suo passato di Comune e addirittura di piccola Signoria, prima sotto i Della Rosa, poi dai Pio di Carpi e dagli Estensi di Ferrara e Modena. Merita d'essere menzionato il sontuoso Palazzo Ducale recentemente restaurato, residenza estiva dei duchi di Modena, edificato su disegno di Bartolomeo Avanzini nel 1634, sul sito del castello dei Pio: al fasto della facciata corrisponde negli interni una ricchissima pittura murale, composta da trompe l'oeil e fregi in tipico stile barocco, opera in gran parte dell'artista francese Jean Boulanger (si vedano le spettacolari Sala della Fortuna, Camera dell'Amore, Camera delle Virtù estensi, Camera del Genio, oltre alla Galleria e al Salone delle Guardie, affrescato quest’ultimo dai celebri Angelo M. Colonna e Agostino Mitelli). Nel grande Parco annesso alla residenza si trova la pittoresca Vasca (chiamata dai sassolesi “Il fontanazzo”), una piscina circondata da ‘finte rovine’ che suggeriscono l'idea di un'antica città sommersa, e il viale prospettico che porta al Casino del Belvedere, dove si trovano le tempere raffiguranti dodici Ville di delizia degli Estensi.